domenica 5 aprile 2009

Midnight meat train

di Ryuhei Kitamura

Esattamente come temevo: dal distillato all'annacquato.

La prosa lisergica e la fantasia scalmanata di Clive Barker (toh, un altro CB) sono ai limiti del rappresentabile e, se traslate in immagini, richiedono testicoli a grappolo

Kitamura non ha nemmeno i canonici due: è impersonale, esangue e meccanico, e slabbra da una parte e ingessa dall'altra un meccanismo altrimenti perfetto (e buono per un corto/mediometraggio) in 87' metà dei quali rampe al di sotto del necessario.
A ciò si aggiungano un ibrido tra Morrissey e Schwarzy che oltre a non essere minimamente aderente al superbruto chiamato ad incarnare (leggi: una mezza pippa d'attore), è temibile quanto potrebbe esserlo big jim, un protagonista motivato a cacciarsi nelle peggio rogne dalla propria compulsione fotografica (leggi: pinocchio e topo gigio sono più attendibili), e indisponenti effetti speciali in CGI.

Resta certo stilistico pavoneggiarsi, insufficiente a salvare l'insieme dal declino. E naturalmente di Clive, pedissequa trasposizione degli eventi a parte, nemmeno una stilla. Volendo -ma volendolo tanto- si lascia anche vedere, ma siamo alla risicata sufficienza degli asini, e non c'era alcun bisogno di devitalizzare e denobilitare Barker per l'ennesima volta in questa floscia maniera. Se questo è davvero il capolavoro di Kitamura, come qualcuno ha scritto, me ne guarderò bene dal dargli appello.

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