di Mario Morra
Senza più il fido compare Climati a dargli man forte, nell'anno di grazia 1984 Morra ha molto chiaro di essere nell'ultima fila della retroguardia di un genere -il mondo- ormai al lumicino, ma si ostina comunque a far emettere un do di petto al cigno canterino, rendendo il meno casuale possibile l'assonanza tra cinema e cinismo; il gioco è di miccia corta ma bagnata, gli orrori sono risaputi: riciclati dalle facce della morte 2 quelli autentici (ma alcune sequenze sono puro trovarobato della vs italiana de Le facce della morte 1, curata e riarrangiata per l'appunto dallo stesso Morra), dichiaratamente ricostruiti in studio tutti gli altri, ma il pedale sulla cattiveria, sull'insistenza e sullo squallore è calcato al massimo, con un puntiglio allora inedito per il filone, che non avrà lasciato imperturbati gli spettatori di allora: assai meno insostenibile di quanto avevo fantasticato (ma non significa che le anime candide possano accostarvisi in tutta tranquillità), e per il titolo che porta e il tema che vuole reiterare, farcito di fin troppi inserti sexy (peraltro idiotissimi)
Pur nella sua brevità il massacro a bastonate dei cuccioli di foca davanti alla disperatissima madre resta la scena più fastidiosa e richiede cuori rocciosi (sequenza raccordata penosamente su un falso siparietto lesbo con tanto di ragazza doppiata in maccheronico italo-americano che bercia "oh si me tanto piacere tua calda peliccia!" e con il commento che durante lo sventramento di una foca spara "vi fanno pena, eh? naturale, ma guardatele da adulte mentre uccidono i martin pescatori e provate a dire se vi fanno ancora pena"...mavacagà!! )
Scultissimo invece -e degno dell'ineffabile Siamo fatti così: aiuto!- il momento della setta degli sputazzi, e più risibile ancora la chiosa finale dell'indio che grida vendetta (doppiato in solita modalità che più razzista non si potrebbe) al termine della caccia all'uomo in puro stile conte Zaroff.
La main theme electro ricorda sia vagamente Blade runner che le primissime cose dei Kirlian Camera. Mentre i passaggi più distesi sono ricavati da lievi variazioni di Dolce e selvaggio. La locandina verrà adottata come copertina del seminale studio sugli shockumentaries Killing for culture
Tutto sommato abbastanza deludente e tedioso, andrebbe visto sforzandosi di contestualizzarlo al periodo in cui è stato sfornato. I 25 anni che porta si sentono tutti, come è fin troppo avvertibile la consapevolezza dell'autore di essere arrivato al capolinea e di essere costretto a (farci) rosicare gli avanzi della padella
Pur nella sua brevità il massacro a bastonate dei cuccioli di foca davanti alla disperatissima madre resta la scena più fastidiosa e richiede cuori rocciosi (sequenza raccordata penosamente su un falso siparietto lesbo con tanto di ragazza doppiata in maccheronico italo-americano che bercia "oh si me tanto piacere tua calda peliccia!" e con il commento che durante lo sventramento di una foca spara "vi fanno pena, eh? naturale, ma guardatele da adulte mentre uccidono i martin pescatori e provate a dire se vi fanno ancora pena"...mavacagà!! )
Scultissimo invece -e degno dell'ineffabile Siamo fatti così: aiuto!- il momento della setta degli sputazzi, e più risibile ancora la chiosa finale dell'indio che grida vendetta (doppiato in solita modalità che più razzista non si potrebbe) al termine della caccia all'uomo in puro stile conte Zaroff.
La main theme electro ricorda sia vagamente Blade runner che le primissime cose dei Kirlian Camera. Mentre i passaggi più distesi sono ricavati da lievi variazioni di Dolce e selvaggio. La locandina verrà adottata come copertina del seminale studio sugli shockumentaries Killing for culture
Tutto sommato abbastanza deludente e tedioso, andrebbe visto sforzandosi di contestualizzarlo al periodo in cui è stato sfornato. I 25 anni che porta si sentono tutti, come è fin troppo avvertibile la consapevolezza dell'autore di essere arrivato al capolinea e di essere costretto a (farci) rosicare gli avanzi della padella