sabato 4 aprile 2009

The last horror movie





di Julian Richards
Kevin Howarth, Mark Stevenson, Antonia Beamish

Last but least. Derivativo più che definitivo. Un continuo sgomitare moralisticamente lo spettatore a suon di fastidiose manfrine ("Io sarei il cattivo e voi gli innocenti, eh? E allora ditemi: se aborrite così tanto la violenza, perché siete ancora qui davanti?") che vorrebbero essere provocatorie e polemiche senza riuscirci manco a metà e che si rivelano già viste straviste digerite defecate e dimenticate.

Un titolo fin troppo programmatico a copertura di un'operazione che compendia e centrifuga Il cameramen e l'assassino, Henry, Thrill kill video club, Funny games e August underground, rendendo però asettica la potenza di certe loro trovate, qua scippate senza risparmio, e mancando di tutto quanto ha reso questi titoli seminali, viscerali, virulenti, radicali e belli o brutti: del cameramen (che peraltro era morale, e non moralista) non ha la ferocia, l'ambiguità, la corrosiva ironia e l'indovinatissima vena sperimentale; né si fa carico dell'esattezza teoremica e della calda glacialità che determinava funny games; de thrill kill video club non conserva la scelleratezza e il sarcasmo; non c'è traccia della sincerità e della spontaneità di un henry e nemmeno della sfacciata sgradevolezza del pur pessimo trittico di august underground

Di tutti questi lavori prende i significati spiccioli, frullandoli presuntuosamente in un patchwork indigesto: un continuo deja vu, deja entendu e deja pensée, ennesima dimostrazione di un cinema furbetto che non sa più fare altro che colmare una disarmante mancanza di idee specchiandosi nelle unghie dei piedi altrui, compiacendosi della puzza dei propri.

Howarth è bravissimo (sarebbe stato perfetto per impersonare Bateman) e nel finale c'è un tentativo non male di confondere le acque con un guizzo metafisico à la ring, ma è pochino per un film precotto e stracotto in balia della sterile maniera .

Il giochino di ammiccare in camera e accattivare lo spettatore schiaffeggiandolo e mettendo alla sbarra il suo morboso voyeurismo di per sé non mi dispiace. Ma aveva un suo senso e valore e funzione reali 15-20 anni addietro.

Rimasticato oggi, davanti a noi tutti smaliziati, non va al di là dell'anacronismo.

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