venerdì 3 aprile 2009

COIL - Disastrolatria fonica

Ho sempre visceralmente adorato l'operato dei Sacerdoti del Sole Nero.
Non a caso scrivo 'visceralmente', considerato il come e il quanto sanno tradurre e traslitterare la Carne e il suo stabilimento di Malattie e Piaceri in lapilli, sedimenti e supernove musicistiche capaci di mescolare erotismo e malinconia, sensualità e disperazione, estasi e decadimento, che restituiscono la vertigine dell'Orgasmo e l'orgasmo della Vertigine, e tolgono la terra da sotto i piedi e i cieli da sopra la scatola cranica o di terra santa e di cieli franati ti tumulano. Ho sempre apprezzato la loro capacità di disilludersi sulla costante della coerenza formale, mai variabile come nel loro caso/caos, senza purtuttavia tradire rinnegare esautorare quella sostanziale.
Sempre stregato dal loro polimorfismo esasperato, dal loro devastarti i 5 sensi per dartene in cambio altri 55.
Non fanno eccezione alla mia smodata devozione le vacillanti costellazioni ipnagogiche di questo disastro astrale, morsa che scaraventa nelle viscere degli inferi con flemma e delicatezza, galassia di suoni che trapassano le carni come una radiazione. Ascoltarli ha del chemioterapico e dell'ultraterreno, del leucemico e dell'extraumano.
Riconosco la mia inettitudine recensoria e rivendico assoluta asimmetria con i parametri gli spazi i tempi i modi del giornalismo e della critica, che a mio avviso ha da essere arte e giammai mestiere. Penso che questo limite fondi la mia fortuna, sommamente in quest'occasione: i Coil possono essere rilanciati per impressioni sensoriali (imprimendo il senso, come da proprietà/principio filmico), non certo per fruste categorie della povertà di spirito recensorio o con annichilenti rimandi etichette analogie e imbarazzanti/ingombranti paragoni e parametri da aspirante gazzettiere.
Quando i brani son lavorati al fine di far scaturire liturgie, incantesimi ed effetti ipnoinducenti, e quando ciascuna traccia sonora è la messa in abisso di una messa in abisso, a che pro pretendere presuntuosamente di vivisezionarli con la miseria e le meschine pretestuosità del vocabolario?
Qualsiasi infiammato panegirico, il più sussiegoso degli entusiasmi, la più infoiata delle retoriche, il più sbracato e torrenziale spreco di superlativi assoluti sono cosa mediocre fragile ridicola, scarto di quel che intendo, approssimazione ed inadeguatezza, e stanno chilometri al di sotto dell'immane bellezza sacrale della loro "musica", la quale non si arena timidamente alla soglia uditiva o all'abilità linguistica di un recensore. Siete avvisati, e tutt'altro che mezzo salvati. La parola d'ordine, anzi, è smarrimento.
Distolti a fatica gli occhi dalla mirabile e mirabolante copertina ad opera di Steven Stapleton, ulteriore meraviglia che vi incenerirà le cornee, vi troverete davanti ad un opus impegnativo, che non prescinde dalla legge di compensazione: vi compenetrerà, a patto che vogliate/sappiate squartarvi.
Questo è il miglior maelstrom che possiate congiungere col cerume delle vostre orecchie, con la spugnosa gelatina della vostra materia grigia, con i ventricoli del vostro muscolo cardiaco, gli alveoli del vostro sistema respiratorio e la simpatia del vostro sistema nervoso... ins'omnia: uno dei migliori ciddì passatimi sul laser in questi ultimi tre lustri, e dovremo attenderne altri 3 o 4 per farci polverizzare dallo schianto con una meteora di simile portata, o che lo abbia ecceduto: ergo sappiatene approfittare prima che venga impietosamente inghiottito dall'implacabile buco nero del 'fuori catalogo', e permettetegli di piantare la banderuola di conquista sulla vetta del vostro cranio.
Se desiderate la Trance, l'Estasi, la Sinestesia, il Misticismo, il Delirio, lo Sprofondamento, l'Allucinazione e la caduta dal Tempo senza bisogno d'ingozzarvi di funghetti fino a scoppiare, e se siete profondamente persuasi che Musica e Caduta, suono e mistica e del corpo siano monomi equivalenti, la via passa obbligatoriamente per questi 72 minuti, che si vorrebbe non terminassero mai.
Ecco, se mai c'è un motivo per cui posso trovare seccante la morte è di non potere più farmi tenere in ostaggio (né sviluppare debite sindromi di Stoccolma) da simili epifanie e feste sonore.
Touché! Enchanté! Chapeau!
...Come si dice in questi casi? Acquisto obbligato? Incontro imperdibile? Un must? Miracolo? Capolavoro assoluto? Paradigma della Perfezione? Most highly recommended?
Fate un po' voi, ma annoveratelo senza meno nella vostra prossima lista della spesa.

Manolo Magnabosco

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