Ma il buio dove accogliere queste lunari partiture è quello del nostro corpo. Il titolo è un monito di patti chiari: l'ascolto è esclusivamente riservato a quei sempre più rari che l'insondabilità del Buio la cavalcano senza timore d'esserne disarcionati, e che da essa si lasciano voluttuosamente inseminare invadere masticare metabolizzare somatizzare rivomitare. E non mi sto certo riferendo alla mediocrissima e pusillanime schiatta dei decerebrati pupattoli dark.
Che difatti faticheranno ad accondiscendere alle polisemie stilistiche di questo viaggio al termine di una notte ben lungi invero dall'essere prossima ad un'alba che ne sancisca la conclusione.
Nictomorfa e fuorviante (per gli ultimi arrivati, si capisce) è anzitutto la copertina, che scimmiotta beffardamente le soluzioni figurative dei corrieri cosmici tedeschi e degli alfieri del fluido rosa; ma i brani non si trascinano stancamente nelle interlocutorie lungaggini electro-progressive dei primi, e prendono distanze difficili da coprire dalla becera psichedelia caciarona e da bancarella dei secondi.
Sei le tracce, come sei sono le ore che separano la mezzanotte dal chiarore mattutino, non più conchiuse in lapidarie e scivolose gag frammentarie, né costrette nell'ortodossia della forma-canzone, bensì diluite in articolate e stratificate suite di circa 10 minuti l'una, dove i Coil raccolgono le tempeste dei venti seminati anzitempo nel notevole e sottovalutato Black Light District - A thousand lights in a darkened room e le rimodellano in perturbazioni emotive tanto inaspettatamente sobrie (poche e comunque trasversali le concessioni all'aggressione rumorista, all'inquietudine orrorifica e alla suggestione esoterica) quanto immancabilmente compatte robuste quadrate incisive perforanti.
Il proverbiale mood oscuro dei Coil si scompagina (e si dissimula) in un roppo[1] dove l'Alto è irraggiungibile e il Basso non conosce fondo, cucito da punti cardinali avulsi alla precisione delle bussole, dove a compiere il suo antiorario giro a vuoto è l'evocazione dello smarrimento interiore e della malinconia: ad aprire il ballo excelsior di queste due rette perpendicolari sempre sul punto di tendersi fino a spezzarsi o di cadere l'una sull'altra fino a divenire congruenti, è il ritmico minaccioso balbettio di Are you shivering? cullato da un'accattivante liquida scansione metronomica, quindi aggredito da svolazzi di cupa orchestralità, a sua volta avallata dalla meravigliosa voce di Balance che fa il verso a Presley chiedendoci "are you lonesome tonight?" e ammonendoci tra serio e faceto che questa è la voce della Luna.
Il testimone è quindi passato a Red birds will fly out of the East and destroy Paris in a night, che fin dal lungo titolo si confronta con i Tangerine Dream di Stratosfear, rivisitandone ed esasperandone stilemi ed atmosfere, tanto più che pare di sentire il gruppo tedesco ebbro di mescalina e sperduto nell'Ade.
I contrappunti pianistici jazzy sull'ondeggiante loop infero di Red Queen, che nell'intro a base di voci alterate dall'elio e dai delay omaggia i TG di Heathen earth, rivelano i Coil in una veste mai indossata prima, in quella che forse è la freccia meno appuntita ed avvelenata della faretra.
A far tornare sottopelle il gelo delle ore notturne è la triste cantilena di Broccoli, elegia per gli amici recentemente messi a dormire dall'aids e dal cancro (il broccolo è l'ortaggio che maggiormente rinforza le difese immunitarie e impedisce l'ossidazione delle cellule tumorali), cui fanno coro gli irrequieti e inquietanti schiamazzi degli Strange birds che occupano la quinta traccia.
Ma lo zucchero è raggrumato/calcificato nel fondo: la struggente, trasognata e pacata The Dreamer is still asleep ci sussurra che la notte è ancora di là dall'essersi conclusa e che il giorno e la veglia riservano tenebre peggiori.
Il Sognatore è ancora succube di M'Orfeo, Musick to play in the dark 2 ne prolungherà la fase REM, e il sottoscritto deve ancora stanare un lavoro dei Coil di cui poterne dire male (...unica tirata d'orecchie al presente per l'assenza di un booklet interno comprensivo di testi e note): Musick to play in the dark sta senz'altro qualche gradino al di sotto di ineguagliabili classici come Horse Rotorvator, ma la scalinata -comunque la si voglia percorrere- è sempre quella che conduce verso il Sublime
[1] termine buddista che compendia le 6 principali direzioni: l'Alto, il Basso e i punti cardinali. Roppo è anche il nome dato ad un istituto di Hiroshima che ospitava i bimbi affetti da turbe psichiche derivate dallo choc dell'esplosione atomica del 6/08/'45
Manolo Magnabosco
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